Sarà possibile sconfiggere la fame nel mondo entro il 2030?
“Il secondo dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals) stabiliti dalle Nazioni Unite mira a eliminare la fame e la malnutrizione nel mondo entro il 2030”, ricorda Silke Raffeiner, nutrizionista presso il Centro Tutela Consumatori Utenti. Tuttavia, come fa notare l’agenzia umanitaria tedesca Welthungerhilfe in occasione della ricorrenza della Giornata Mondiale dell’Alimentazione il 16 ottobre, un’alimentazione adeguata rimarrebbe un traguardo irraggiungibile per miliardi di persone. Il diritto umano all’alimentazione verrebbe massicciamente violato e le carestie sarebbero di nuovo in aumento.
Uno strumento utilizzato per quantificare la fame è l’Indice Globale della Fame (in sigla GHI, Global Hunger Index), che nel calcolo comprende la percentuale di denutrizione nella popolazione mondiale, la percentuale di bambini soggetti a crescita ritardata o denutrizione acuta e la mortalità infantile prima del raggiungimento del quinto anno di età. Un punteggio di GHI pari a 0 rappresenta il miglior valore possibile (assenza di fame), mentre 100 corrisponde al peggior valore nella scala.
Per il Rapporto sull’Indice Globale della Fame 2024 sono stati presi in considerazione i dati di 130 paesi. In sei paesi – Madagascar, Ciad, Yemen, Somalia, Sud Sudan, Burundi – il livello della fame è considerato allarmante (GHI compreso tra 35 e 49,9), in 36 grave (GHI tra 20 e 34,9), in 37 moderato (GHI 10-19,9) e in 51 basso (GHI inferiore a 9,9). Le situazioni peggiori si registrano nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. A risentire più duramente delle molteplici situazioni di crisi sarebbero, infatti, soprattutto i paesi e le popolazioni più poveri sottoposti a: povertà, pesanti conflitti armati, esodo e persecuzione, violazioni dei diritti umani, discriminazione strutturale contro le donne, crisi economiche, crisi da indebitamento, prezzi interni elevati dei generi alimentari, disastri meteorologici ed effetti della crisi climatica.
A livello globale, il punteggio di GHI è pari a 18,3, che corrisponde ad un livello di fame moderato. Rispetto al 2016, quando tale valore era di 18,8, in alcune regioni si sono registrati progressi nella lotta contro la fame e la malnutrizione, ma nel complesso la situazione è migliorata solo lievemente. In tutto il mondo, 733 milioni di persone non hanno accesso a un’alimentazione sufficiente, mentre altri 2,8 miliardi non possono permettersi una dieta equilibrata. Alla luce di queste cifre e dei destini umani ad esse legate, Welthungerhilfe mette in guardia sul fatto che l’obiettivo delle Nazioni Unite di porre fine alla fame nel mondo entro il 2030 è “sotto seria minaccia”. Se in futuro si manterrà lo stesso ritmo del periodo compreso tra il 2016 e il 2024, afferma l’agenzia umanitaria tedesca, la fame a livello globale impiegherà più di 130 anni per scendere a un livello basso (GHI inferiore a 9,9) – e questo malgrado il diritto al cibo sia sancito ormai da decenni sia nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sia nel diritto internazionale.
Per ottenere finalmente giustizia alimentare, Welthungerhilfe chiede, tra le altre cose, che il diritto delle persone al cibo sia sancito per legge anche a livello statale. A essere maggiormente colpite dalla fame e dalla malnutrizione sarebbero soprattutto le donne e le bambine. Si auspica pertanto l’uguaglianza di tutte le persone in ogni ambito della vita, nonché un’equa distribuzione delle risorse (come ad es. la terra).
V. anche: https://www.consumer.bz.it/it/esiste-un-diritto-al-cibo