Rimborsi in tempi brevi? Per l'Italia ... un'utopia
Lettera aperta
Ministero dell'Economia e delle Finanze
Capigruppo Camera e Senato
Parlamentari dell'Alto Adige
Chi presenta in ritardo le proprie dichiarazioni dei redditi, chi non paga le imposte in scadenza, chi commette anche solo un piccolo errore formale, si vede inevitabilmente confrontato con sanzioni e pesanti interessi di mora.
Anche per quanto riguarda i termini entro cui presentare un eventuale ricorso, il Fisco non ammette errori. Viceversa, quando si tratta di effettuare un rimborso ai contribuenti, l'Agenzia si prende tutto il tempo di questo mondo!
I contribuenti vengono sistematicamente penalizzati quando si parla di rimborsi a loro favore. Molti di loro hanno, infatti, l'impressione di essere trattati in modo non equo da parte dello Stato: mentre, infatti, l'eventuale inosservanza di termini ha immediate conseguenze, ovviamente negative, per le loro tasche, l'Agenzia può prendersi tutto il tempo che vuole per effettuare rimborsi a chi ne abbia diritto. Al CTCU si ricordano ancora bene il caso di un rimborso che è durato ben 24 anni!
Poco tempo fa un contribuente aveva assunto informazioni riguardo il rimborso derivante da una dichiarazione dei redditi del 2011. Munito di un pass speciale, è riuscito ad entrare nei meandri della burocrazia. Le scene alle quali ha assistito sono degne di un film già noto: uffici quasi deserti, alla macchinetta del caffè una bella rimpatriata fra colleghi, al marcatempo un andirivieni degno di un alveare. E tutto ciò nel bel mezzo di una qualsiasi mattinata di lavoro.
Nell'ufficio dove si elaborano i rimborsi, ha trovato occupata una scrivania di tre. All'esplicita domanda, cosa ne fosse del suo rimborso, veniva sì confermata la sussistenza del credito, ma gli veniva indicato che non era possibile indicare un termine preciso per il pagamento. Di certo non subito, e ... poche discussioni! Un credito della madre del 2012 risulta ancora in lavorazione, anche se nel frattempo le signora è deceduta.
L’impiegata che se ne dovrebbe occupare è in maternità, e manca un sostituto. Il contribuente italiano deve quindi armarsi di santa pazienza e perseveranza. Un simile stato di cose non contribuisce certa a far aumentare la fiducia nelle “istituzioni”. E a soffrirne non sono di certo i burocrati e i dirigenti incapaci, a meno che non si tratti di incassare lauti premi produzione per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
A soffrirne è il cittadino ed il bene comune, ridotti al rango di soggetti di seconda classe, quasi di sudditi, da trattare con sufficienza o poco più.
Quanto meglio, eccome, vengono trattati i cittadini di altri Stati europei! Al CTCU è documentato un caso in cui una richiesta di rimborso è stata evasa dall’Ufficio Imposte tedesco nel termine di 3 mesi e mezzo, con tanto di cartella e bonifico!
La domanda sorge spontanea: in Italia ci si possono attendere standard europei? Forse a due misure: nel dare di certo; nel ricevere si fa la figura di poveri mendicanti al cospetto di un inefficiente ed indifferente apparato burocratico! E pensare che i cittadini italiani pagano aliquote di imposta fra le più alte d'Europa ...
A poco serve la figura del “Garante” dei contribuenti, o (l'inesistente) tempo massimo per l'elaborazione delle dichiarazioni dei redditi. Gli “impiegati dei cittadini” sono liberi di procedere come viene viene, e le messe in mora ed il ricorso all’ufficiale giudiziario servono a poco. Troppo facilmente, con la giustizia tributaria che corre, si rischia di cadere “dalla padella alla brace”. Inoltre, le norme a proprio favore, come anche i tempi lunghi della giustizia e le spese esorbitanti risultano davvero poco allettanti per i contribuenti. Per non parlare poi dei sempre incombenti termini di prescrizione, che variano da imposta ad imposta.
Un invito ad agire ai politici
Affrontare il problema dei tempi d’attesa eterni per fisco e giustizia - più consoni ad altri secoli, che ai tempi moderni, attuali - e l’assoluta mancanza di “qualità” di molti servizi pubblici è una sfida che la politica dovrebbe raccogliere; e in fretta. Il Direttore del CTCU, Walther Andreaus, commenta a riguardo: “Purtroppo le iniziative che mirino a rafforzare la fiducia dei cittadini nello Stato di diritto sono veramente scarse. Vediamo se davvero qualcuno avrá il coraggio di traghettare, in questo ambito, l'Italia verso standard davvero in linea con i migliori Paesi del resto d'Europa! All'orizzonte non se ne intravvedono.”