AMANTI DEL GRIFFATO, “MANI IN ALTO”!

 

Lotta del fisco al “taroccato”: sanzioni fino a 10.000 euro per chi compra un Gucci, Prada & Co. contraffatto

Basta sfogliare l’ultima rivista di moda per capire che borse e accessori firmati rappresentano un must anche per la prossima estate e che la loro attrattiva aumenta quanto più il marchio cult è posto in bella evidenza.
Ciò che invece incontra meno il gusto dei modaioli accaniti è il prezzo proibitivo di questi articoli, quello che d’altronde ne fa spesso degli status symbol. Ecco allora sorgere spontanea la tentazione di fermarsi dal primo ambulante che s’incontra per strada e procurarsi l’oggetto del desiderio a un costo più conveniente: in fondo, quanti si accorgeranno che si tratta solo di un’imitazione?

In futuro, tuttavia, sarà meglio rinunciare a simili astuzie: se colti sul fatto, vale a dire durante l’acquisto (o l’importazione) di merci falsificate, gli “incauti” acquirenti rischiano infatti una multa fino a 10.000 euro e la confisca del “bottino”.

È quanto previsto dal decreto legge n. 35/2005, noto come decreto sulla competitività, approvato di recente allo scopo di rafforzare la tutela del “Made in Italy”. L’Agenzia delle Entrate ha quindi emanato la risoluzione 19.4.2005, n.47/E, che istituisce il codice tributo n. 3021 relativo al “versamento delle somme dovute a titolo di sanzione pecuniaria amministrativa” prevista dal provvedimento per il contrasto della contraffazione.
Questo sistema sanzionatorio sembra architettato per cogliere i classici due piccioni con una fava: da un lato proteggere il mercato italiano dall’invasione di prodotti falsificati, dall’altro perseguire in un sol colpo sia chi ne pratica la vendita o l’importazione, sia chi li acquista.

La nuova legge punisce “l’acquisto o l’accettazione, senza averne prima accertata la legittima provenienza, a qualsiasi titolo di cose che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di proprietà intellettuale”.
Sanzioni analoghe si applicano anche a coloro che si adoperano per fare acquistare o ricevere le predette cose. In futuro sarà quindi bene assicurarsi circa la legittima provenienza di certa merce.

Il CTCU critica pesantemente queste novità legislative, poiché criminalizzano il consumatore in buona fede, costretto a farsi carico dell’incapacità delle autorità doganali e di controllo di arginare fenomeni quali il lavoro nero, le associazioni a delinquere e le organizzazioni di stampo mafioso.
La verità è che non sempre e non tutti i prodotti sono dotati di una carta d’identità e un numero di controllo tali da garantire, ad esempio, la tracciabilità di un paio di jeans fino al filo da cucire. E allora come fa l’acquirente ad essere certo che il pantalone sia uscito davvero dalla sartoria di Armani o da un’azienda autorizzata?
Se pensiamo ai numerosi sequestri di merci contraffatte eseguiti negli ultimi anni in negozi di tutto rispetto, appare evidente che il dubbio sull’autenticità di certi prodotti non sorge solo dinanzi ai venditori ambulanti, ma spesso anche nelle boutique di lusso.

 

 

 

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