A fine giugno, il Governo ha improvvisamente deciso lo stop del cd. “cashback”. Tale iniziativa era partita a dicembre dello scorso anno ed era inizialmente stato previsto un periodo di prova fino al 30 giugno 2022.
L‘iniziativa del “cashback” era nata con lo scopo di contrastare l‘evasione fiscale attraverso l‘incentivazione di pagamenti “cashless”, cioè effettuati tramite carta di credito, carta di debito (bancomat), carta prepagata o carta/app connessa a circuiti di pagamento privati e a spendibilità limitata. In cambio di questi pagamenti “cashless” lo Stato avrebbe poi riconosciuto ai consumatori un premio che veniva erogato in forma di rimborso, pari al 10% dell'importo e fino a un massimo di 150 euro per ogni singola transazione. Per avere diritto al rimborso, i consumatori dovevano effettuare un minimo di 50 transazioni a semestre. Inoltre, era previsto un ulteriore bonus semestrale di 1.500 euro per i primi 100.000 cittadini con il maggior numero di movimenti senza contanti, che ha ispirato alcuni a trovare soluzioni "creative" (ad esempio, in una stazione di servizio sono stati registrati più di 1.000 movimenti con la stessa carta, in media di 24 centesimi l’uno).
Dopo un primo periodo di prova e successivamente al primo semestre ufficiale intercorso dal 1° gennaio 2021 al 30 giugno 2021, il programma del “cashback” è stato dunque interrotto, senza alcuna dichiarazione (almeno per ora) se si tratti di uno stop temporaneo oppure definitivo.
"I critici dell'iniziativa dicono - giustamente - che l’iniziativa promuoveva sì i pagamenti senza contanti, ma senza riuscire a creare alcun valore aggiunto che si potesse protrarre in là nel tempo" commenta Gunde Bauhofer, direttrice del Centro Tutela Consumatori Utenti. "Si può supporre che i cd. “furbetti del cashback”, che artificialmente hanno fatto aumentare il numero di transazioni, abbiano portato alla decisione di bloccare l’iniziativa".
I partecipanti dovrebbero ricevere i rimborsi di questo primo semestre entro la fine del prossimo mese di agosto 2021.