Davvero obbligatori i sacchetti di plastica biodegradabili per frutta e verdura, a pagamento?

Il CTCU scrive al Ministero dell'Ambiente: dubbi sul contenuto della norma

Per ridurre i rifiuti in plastica, sarebbero meglio i sacchetti di carta!


Fra le tante novità positive che il 2018 dovrebbe portare per i consumatori c'è ne una che di positivo, per il momento, sembra avere davvero poco: l'obbligo di riporre frutta e verdura sfusi in sacchetti di plastica biodegradabile non riutilizzabili e a pagamento. Moltissimi i consumatori che lamentano questa nuova imposizione di legge, che ai più pare poco sensata, anche in termini di reale tutela ambientale.

Il tutto parte dalle modifiche che il cd. “Decreto del mezzogiorno” ha apportato alle “Norme in materia ambientale”, vietando la commercializzazione di taluni tipi sacchetto, e imponendo che altri tipi non vengano commercializzati a titolo gratuito. La norma, a nostro avviso, è formulata in modo tutt'altro che chiaro. L'interpretazione corrente che, in generale, le viene data è che sarebbe obbligatorio usare i sacchetti biodegradabili al posto di quelli in plastica ultraleggera, e che questi sacchetti non possono essere ceduti a titolo gratuito ma debbano figurare nello scontrino o nella fattura, per unità ceduta.

Per avere chiarezza a riguardo, il Centro Tutela Consumatori Utenti ha inviato una richiesta al Ministero per l'Ambiente, richiedendo che venga fornita un'interpretazione autentica riguardo al contenuto della norma ed alle modalità con cui la stessa vada applicata.

Nella lettera il CTCU ha rinnovato anche la richiesta di poter usare dei sacchetti o altri contenitori  (es. sportine) riutilizzabili al posto di quelli “monouso”, a quanto pare voluti dalla norma, una soluzione che parrebbe più sensata, anche in termini di reale impatto ambientale, ma che, a quanto riferisce qualche organo di stampa, lo stesso Ministero sembrerebbe aver già scartato.

Attendiamo dunque fiduciosi un chiarimento dal Ministero - speriamo in tempi ragionevolmente brevi – anche al fine di poter dare risposta alle domande che molti consumatori ci stanno sottoponendo in questi giorni. In particolare il CTCU auspica che la proposta (dei sacchetti riutilizzabili) possa essere accolta. Nel frattempo, ci si augura almeno che i negozianti e le grandi catene di distribuzione trattino la questione con una certa flessibilità, ad esempio, scontando dall'importo della spesa il prezzo dei sacchetti addebitati nello scontrino, almeno di quelli effettivamente non utilizzati dai consumatori.

Per il Direttore del CTCU, Walther Andreaus, l'alternativa a lungo termine deve però essere un'altra: “Al posto dei sacchetti di plastica quantunque “biodegradabili”, la soluzione più rispettosa dell'ambiente sarebbe senz'altro l'utilizzo di semplici sacchetti di carta. Nei supermercati questi potrebbero restare aperti fino alla cassa, in modo da permettere di confrontarne il contenuto con lo scontrino del peso/prezzo. In questo modo il problema non si porrebbe nemmeno. La norma attuale rischia di portare a vendite sempre più diffuse di frutta e verdura pre-imballata, con conseguente impennata del quantitativo di rifiuti da imballaggi.”

 

like-512_0.png

like-512_0.png

Top