Esiste un diritto al cibo?

Ripensare la nutrizione – RI-NUTRI – Ernährung neu denken

 

Nel 2040 sulla Terra vivranno nove miliardi di persone, e 15 anni più tardi questo numero salirà a dieci miliardi. Il sistema alimentare globale è adatto per affrontare questo sviluppo? Sarà possibile nutrire tutti adeguatamente e produrre i necessari alimenti avendo rispetto dell’ambiente e in maniera socialmente responsabile?
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il 16 ottobre 2022 il Centro Tutela Consumatori Utenti ha dato inizio, in collaborazione con l’iniziativa “RI-NUTRI – Ripensare la nutrizione” della Fondazione UPAD (Università Popolare delle Alpi Dolomitiche), a una nuova serie di servizi temporanei corredati da comunicati stampa settimanali su temi e argomenti riguardanti l’alimentazione mondiale.

 

Esiste un diritto al cibo?

 

Il diritto al cibo si basa sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 all’articolo 3 (“Diritto alla vita”) e all’articolo 25 (“Diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche”). Nel diritto internazionale, il diritto umano al cibo è ancorato al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Patto sociale) del 1976, a cui hanno aderito 162 Stati (di 193). Questo patto riconosce “il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e la propria famiglia che includa un’alimentazione, un alloggio e un vestiario adeguati” nonché “il diritto fondamentale di ogni individuo alla libertà dalla fame e dalla malnutrizione”. Il comitato competente dell’ONU ha specificato che ogni individuo ha il diritto di poter acquistare alimenti sani e adeguati alla propria cultura a prezzi accessibili senza per questo dover rinunciare a un’adeguata assistenza sanitaria e all’istruzione. Le persone devono pertanto o avere accesso alle risorse (terra, acqua, sementi) per produrre autonomamente il cibo o disporre di mezzi finanziari sufficienti per acquistarlo.

Gli Stati firmatari sono legalmente obbligati a garantire il diritto all’alimentazione e ad attuare le relative disposizioni nella legislazione nazionale. Essi non devono, inoltre, privare le persone dell’accesso al cibo, il quale va protetto dall’intromissione di terzi attraverso l’attuazione di misure giuridiche o interventi della polizia. Non da ultimo, gli Stati hanno l’obbligo di facilitare alle persone l’accesso alle risorse e ai mezzi di sussistenza e di fornire loro cibo quando esse non siano in grado di provvedere a se stesse a causa di catastrofi naturali, crisi o conflitti. Qualora lo Stato in questione non sia in grado di farlo, si rende necessaria l’assistenza internazionale.

“828 milioni di persone al mondo soffrono la fame e più di tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta equilibrata: sul piano del diritto all’alimentazione esiste un enorme divario tra aspirazione e realtà”, riassume Silke Raffeiner, nutrizionista presso il Centro Tutela Consumatori Utenti. Il Dr. Lucio Lucchin, promotore del progetto “RI-NUTRI” e già primario del Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’ospedale di Bolzano, sottolinea: “Il nostro attuale regime alimentare non è sostenibile. C’è l’urgenza di un ripensamento dei modelli globali. Il progetto RI-NUTRI focalizza l’attenzione su queste problematiche”.

Una panoramica degli eventi attualmente in corso nell’ambito del progetto RI-NUTRI (presentazioni in lingua italiana) è consultabile sul sito https://www.upad.it/ri-nutri/.

 

 

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