Purtroppo non applicabile la “nuova” class action
Tanti anni fa, De Andrè cantava “dai diamanti non nasce niente” e tale realtà l’hanno imparata, purtroppo, decine di migliaia di risparmiatori che hanno comprato i diamanti tramite le banche.
La questione dei diamanti è scoppiata nel 2016, a seguito di una puntata di Report a cui aveva partecipato l’Avv. Prof. Massimo Cerniglia, consulente del CTCU.
Già in tale trasmissione era stato denunciato il comportamento decettivo e non trasparente delle banche che hanno commercializzato centinaia di milioni di euro in diamanti.
Subito dopo tale trasmissione, l’Antitrust ha avviato un’inchiesta che si è conclusa con la condanna di UniCredit, Intesa SanPaolo e Banca Popolare di Milano a pagare diversi milioni di sanzioni.
A seguito dell’impugnativa proposta dalle suddette banche, il TAR del Lazio ha confermato la responsabilità delle stesse, confermando anche le sanzioni.
Ad aggravare, ancor di più, la responsabilità delle banche è stata l’iniziativa della Procura della Repubblica di Milano di aprire un’indagine contro le medesime, disponendo, in data 19/02/2019, un sequestro preventivo di oltre 700 milioni di euro a carico delle due società di commercializzazione dei diamanti e di cinque banche, tra le quali figurano quelle sopra nominate.
Le ipotesi di reato contestate sarebbero di truffa aggravata e di autoriciclaggio sulla vendita dei diamanti, attraverso i canali bancari, a prezzi superiori rispetto al loro valore effettivo.
Nell’inchiesta risultano indagate una settantina di persone e gli intermediari coinvolti sono: Banco BPM, Banca Aletti, UniCredit, Intesa SanPaolo e Monte dei Paschi di Siena.
L’inchiesta si riferisce a fatti che vanno dal 2012 al 2016, in relazione ai quali - secondo la Procura - il prezzo dei diamanti sarebbe stato gonfiato proprio con la complicità delle banche che agivano da intermediari e che promuovevano quegli stessi investimenti ai loro correntisti.
UniCredit e Intesa SanPaolo, evidentemente resesi conto della grave situazione, già mesi fa hanno proposto delle intese con i risparmiatori, con l’acquisizione dei diamanti da parte delle banche e la restituzione integrale del prezzo pagato dai risparmiatori.
Banco BPM, invece, ha proposto transazioni per percentuali notevolmente inferiori.
Per tali motivi, il CTCU ha incaricato l’Avv. Prof. Massimo Cerniglia di promuovere un’azione di classe contro il Banco BPM.
Il suddetto legale è incaricato, inoltre, non solo di ottenere l’integrale risarcimento dei danni per i risparmiatori, ma altresì di costituirsi parte civile nel successivo procedimento penale che si dovesse instaurare, con la richiesta anche dei danni morali, conseguenti ai reati che dovessero essere accertati.
Il CTCU invita i risparmiatori interessati a far pervenire la propria manifestazione di interesse per l’azione legale che si intende intraprendere alla pagina web https://www.consumer.bz.it/it/class-action-contro-la-banca-popolare-di-milano-bpm-la-vendita-di-diamanti.
La nuova class action non è in questo caso purtroppo applicabile
Il 3 aprile 2019 il Senato ha definitivamente approvato la nuova class action. Le regole della nuova azione di classe, meglio nota con la sua denominazione americana, vengono spostate dal Codice del Consumo al Codice di Procedura Civile. La vecchia "class action" non ha funzionato benissimo per i consumatori. Commenta al riguardo il Direttore del CTCU, Walther Andreaus: “Le nuove norme sono di certo un passo nella giusta direzione, ma prima che si possa dare il là alle prime azioni passeranno probabilmente degli anni. La nuova class action vale infatti per infrazioni commesse dopo la sua entrata in vigore; per il nostro procedimento, la nuova class action sarebbe stata molto utile”.