La Banca Popolare dell'Alto Adige vuole avviare la negoziazione delle azioni proprie al prezzo di 15,30 euro

CTCU: il prezzo di avvio non rispetta le promesse fatte da vertici e dirigenti lo scorso autunno!

Gli investitori chiedono: se questo non è illegittimo condizionamento del mercato, allora cos'è?
 

Il 25 agosto la Banca Popolare dell'Alto Adige ha comunicato di aver chiesto l'ammissione alla negoziazione delle proprie azioni sulla piattaforma Hi-MTF a far data dal prossimo 25 settembre. La negoziazione delle azioni era stata sospesa nell'autunno 2016, poco prima dell'operazione di trasformazione della forma societaria della stessa Banca; la negoziazione dovrebbe ora ripartire sulla base del nuovo prezzo di avvio fissato in 15,30 euro per azione, per il quale, secondo la Banca, vi sarebbe un parere di congruità.

Questo valore è il quarto assegnato all'azione negli ultimi 18 mesi:

  • aprile 2016: il CdA della Banca propone all'Assemblea dei soci di fissare il prezzo in 19,65 euro per azione, prezzo così deliberato dalla stessa assemblea;
  • novembre 2016: la Banca cambia la propria forma societaria, e agli azionisti contrari alla trasformazione viene consentito di recedere dalla Società. Due perizie fissano l'intervallo di prezzo fra gli 11,09 euro ed i 15,08 euro. Il CdA fissa il valore dell'azione in caso di recesso a 12,10 euro;
  • dicembre 2016: alcuni azionisti contestano tale prezzo in occasione del recesso, e chiedono al tribunale una nuova determinazione dello stesso tramite una relazione giurata;
  • giugno 2017: il perito incaricato dal tribunale determina il prezzo in 14,69 euro;
  • agosto 2017: la Banca cita gli azionisti che hanno chiesto la ridetermina del prezzo, contestando   il valore di 14,69 euro, indicandolo come non corretto;
  • agosto 2017: il CdA comunica che il prezzo di avvio sulla piattaforma di negoziazione, entro i margini di 12,10 euro e 16,30 euro, è fissato in 15,30 euro.

Il susseguirsi dei vari, diversi valori mostra chiaramente che la determinazione degli stessi ha seguito unicamente gli “interessi” della Banca. Fino ad un certo punto, la cosa appare anche legittima e comprensibile. Diventa assai meno comprensibile se si considera che nell'arco di un solo mese dapprima viene contestato, addirittura giudizialmente, il valore fissato con la perizia giurata perché troppo alto, e successivamente viene fissato un prezzo di avvio per le negoziazioni che supera il valore contestato di 61 centesimi.

Più grave poi il fatto che la determinazione di questo nuovo prezzo di avvio risulta in netto contrasto con le dichiarazioni fatte dai vertici della Banca lo scorso autunno: questi avevano dichiarato ai media (vedasi intervista al TGR del 27 novembre 2016, https://youtu.be/vshFbQKlAzQ) che in futuro il valore dell'azione sarebbe tornato a 19,60 euro mentre, come si può constatare, il prezzo di avvio fissato il 25 agosto è molto lontano da questo valore. Dello stesso tenore anche le informazioni che vengono date agli sportelli dagli impiegati della banca, come ci riferiscono numerosi consumatori: a molti di loro, in colloqui con la banca, è stato assicurato che potevano tranquillamente attendere il riaprirsi delle negoziazioni tramite la piattaforma, e poi vendere le loro azioni “come di consueto” a ca. 19 euro.

I possessori di azioni della Banca si stanno però ponendo un'altra fondamentale domanda: fin dove può spingersi la libertà di azione dei vertici aziendali rispetto alla determinazione dei valori dell'azione e alle relative dichiarazioni pubbliche, senza che si possa parlare di un inammissibile condizionamento del mercato?

Al CTCU si stanno attualmente valutando tutte le possibili opzioni. A settembre è previsto un incontro con gli azionisti, per chiarire i possibili scenari d'azione.
 

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