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Bollettino d'informazione del Centro Tutela Consumatori Utenti - supplemento al n. 81/88
La versione integrale cartacea del Pronto Consumatore viene recapitata gratuitamente via posta ai soci del CTCU oppure è disponibile in formato PDF. Le seguenti news sono un estratto.
Gli stampi per dolci in silicone sono sicuri?
Gli stampi per dolci in silicone sono disponibili in svariate forme. Inoltre, possono essere utilizzati sia per cuocere in forno sia per congelare e sono adatti per il forno, per il microonde e la lavastoviglie.
Principalmente, gli stampi in silicone sono prodotti sicuri quando, dopo la produzione, vengono scaldati un'altra volta e vengono sottoposti ad un apposito trattamento termico per ridurre al minimo la migrazione di composti chimici volatili dal silicone al cibo. A quanto pare, però, alcuni produttori rinunciano al suddetto trattamento termico per ragioni di costo. I prodotti in questione, soprattutto quando vengono riscaldati per la prima volta, rilasciano delle sostanze chimiche volatili che migrano nell'impasto.
"Prima di utilizzare dei nuovi stampi in silicone, si raccomanda, quindi, per precauzione, di sciacquarli accuratamente, di cuocerli vuoti in forno a 200°C per un'ora e infine di sciacquarli nuovamente accuratamente", afferma Silke Raffeiner, nutrizionista presso il CTCU. Gli stampi non dovrebbero mai essere riscaldati a temperature superiori a 200°C. Per capire se uno stampo in silicone è idoneo al contatto alimentare, basta guardare se ha il simbolo del bicchiere e della forchetta o se vi è presente la dicitura "per prodotti alimentari". Ungere occasionalmente la superficie dello stampo, dopo averlo pulito, aiuta a mantenere il rivestimento antiaderente. Infine, non è indicato utilizzare stampi in silicone per alimenti una volta che presentano dei graffi.
"Soldi veri buttati dalla finestra virtuale"
Il fenomeno degli acquisti «in-app»
La migliore strategia adottata per attirare i potenziali giocatori, è quella di presentare il gioco come qualcosa di assolutamente gratuito. Infatti, le prime fasi del gioco non richiedono esborsi in denaro, ma solo se si riesce a resistere a molte tentazioni. A fronte di piccoli esborsi, infatti, si possono ottenere: armi virtuali, un upgrade del proprio abbigliamento di gioco, o ancora la disponibilità di mezzi di pagamento immateriali come pietre preziose, monete e altro ancora; naturalmente pagati con soldi veri!
Ma dove trovano bambini e ragazzi i mezzi di pagamento per far fronte a tali acquisti? Finché si tratta di giochi svolti al computer, servono carte di credito o di debito, di cui solitamente i bambini non sono in possesso. Neuroscienziati avvertono riguardo ai pericoli legati al uso precoce di tecnologie, che sarebbero in grado di causare danni al processo cognitivo e all’apprendimento.
Se agli strumenti mobili è abbinata una carta SIM a valore o con piano tariffario contrattuale, il denaro necessario agli acquisti anzidetti, denominati acquisti in-app, viene semplicemente sottratto dal credito residuo della SIM o addebitato in fattura in base al piano tariffario. Può trattarsi di pochi centesimi, ma di regola questa spesa è destinata a crescere rapidamente nel tempo, e ora che i genitori se ne accorgono e si rivolgono al CTCU, i cari figli hanno già speso importi che arrivano a superare anche i 1.000 euro.
Che fare a questo punto? Considerando che possono nuocere alla nostra salute, e non solo al portafoglio, questi strumenti sarebbero da tenere lontani dai bambini. Se comunque il danno economico si fosse già concretizzato, si può provare a richiedere l’annullamento del contratto a causa dell’incapacità del contraente legata alla minore età. Inoltre, attraverso le impostazioni può essere attivata una password di autenticazione per i pagamenti.
Esistono davvero alimenti “sani” e “non sani”?
È un vero dilemma. Al concetto di alimento "sano" molti associano regole e rinunce, mentre a quello "non sano" gioia e piacere. I cibi etichettati come "malsani" vengono spesso utilizzati come premi, ma non appena la ricompensa finisce nello stomaco, molti avvertono un senso di colpa. Nel linguaggio settoriale, questa contraddizione prende il nome di "paradosso del piacere e della salute".
Eppure, una classificazione dei singoli alimenti nelle categorie "sano" e "non sano" non è considerata né in linea con i tempi, né sensata. Non esistono i cosiddetti cibi "vietati". Secondo la Società Svizzera di Nutrizione (SSN), si può parlare di una dieta equilibrata soltanto quando c’è il giusto rapporto nella combinazione dei cibi. La Società austriaca per la nutrizione (ÖGE - Österreichische Gesellschaft für Ernährung) considera invece la quantità, la combinazione e la preparazione dei cibi come fattori decisivi per un'alimentazione bilanciata. Dolci e snack salati e grassi non sono quindi in conflitto con una dieta salubre, a condizione che vengano consumati occasionalmente e in quantità moderate e la restante alimentazione sia bilanciata e varia.
Il CTCU presenta il nuovo libretto contabile 2.0
Le nuove funzioni e le nuove opzioni di analisi evidenziano i potenziali di risparmio
Il modo migliore per tenere sempre sotto controllo le proprie finanze e riconoscere i potenziali di risparmio è quello di tenere un libro contabile. Il CTCU mette a disposizione uno strumento online, che permette ai consumatori di registrare in qualsiasi momento le entrate e le uscite di denaro. di effettuare analisi, di visionare il saldo, di tenere traccia del proprio credito, di avere una panoramica sulle proprie spese quotidiane, come anche di individuare le possibilità di risparmio. Questi ultimi punti sono sempre più importanti, sopratutto alla luce dei recenti significativi aumenti dei prezzi che si sono verificati in diversi settori e che stanno pesando sui consumatori.
Nei giorni scorsi è stata presentata la nuova versione del libretto contabile 2.0, e tutti i dati dei vecchi utenti sono già presenti nel nuovo sistema. La nuova app può essere scaricata tramite il browser web o come app per il cellulare.
Per saperne di più visita il sito: https://www.consumer.bz.it/it/il-ctcu-presenta-il-nuovo-libretto-contabile-20
Benessere animale e consumo di carne: tra aspirazioni e realtà
Nonostante l'alta sensibilità per il benessere e la protezione degli animali, nel fare la spesa la scelta dei consumatori ricade spesso però sui prodotti più economici mettendo apparentemente da parte le preoccupazioni riguardo il benessere degli animali. Cosa dovrebbe cambiare?
Termini come "allevamento rispettoso" oppure "benessere degli animali" non sono purtroppo regolamentati dalla legge e possono essere utilizzati liberamente anche per i prodotti animali provenienti da allevamenti intensivi.
Può esserci una decisione consapevole senza informazioni? Impossibile!
Alla maggior parte dei prodotti in circolazione manca una qualsivoglia indicazione sul tipo di allevamento da cui provengono. Se il prodotto più economico viene venduto come da "allevamento rispettoso", per quale motivo una persona dovrebbe decidere di sborsare di più per un prodotto, per il quale sono stati rispettati degli standard più elevati? Video fatti negli allevamenti intensivi ci mostrano, come gli standard minimi legali e i controlli non siano sufficienti a garantire il benessere degli animali.
L’importante è risparmiare sul prezzo…
Il mercato ci propone ormai carne a prezzi stracciati. E così, i consumatori hanno “imparato” che è possibile acquistare la carne e gli altri prodotti animali a prezzi sempre più bassi. Inoltre, anche chi sarebbe disposto a pagare di più pur di acquistare carne locale e da allevamento rispettoso, non può farlo, perché non c'è abbastanza offerta. Tuttavia, non è il prodotto biologico ad essere troppo caro, ma il prodotto economico ad essere troppo economico.
Cosa deve cambiare?
Da un punto di vista legislativo vi è la necessità di innalzare gli standard minimi e gli incentivi per consentire una produzione “adeguata alla specie”. I negozianti dovrebbero astenersi dalla vendita di prodotti a buon mercato. Sarebbe poi importante introdurre l’etichettatura obbligatoria per i prodotti animali nella gastronomia e nelle mense. Anche i consumatori dovrebbero cambiare il loro modo di pensare; a patto però che vengano fornite loro informazioni trasparenti. Pertanto sarebbe meglio mangiare meno carne, scegliendo però carne di qualità.
Il CTCU chiede una scuola senza campagne pubblicitarie!
Marchi e loghi non dovrebbero trovare spazio tra i banchi di scuola
La scuola dovrebbe preparare le future generazioni alla vita, educarle e dar loro accesso alla conoscenza. Le aule scolastiche non sono, pertanto, il luogo adatto per la proliferazione di pubblicità, marchi o loghi di alcun genere. Tuttavia, gli attori economici sono chiaramente attivi anche in classe.
"Chiediamo da molto tempo che la scuola non diventi uno spazio per le aziende orientate al profitto", scrive il Comitato Direttivo del CTCU.
La Direttrice del CTCU, Gunde Bauhofer, aggiunge: "Tra le altre cose, le scuole dovrebbero insegnare anche quelle competenze necessarie per i consumatori nella vita quotidiana, come la capacità di analizzare criticamente le informazioni commerciali e di selezionare le offerte con il miglior rapporto qualità-prezzo in base alla propria situazione personale. Se però le aziende hanno voce in capitolo nelle scuole, quello di insegnare queste competenze, veramente indispensabili per i consumatori di domani, diventa un compito ancora più arduo".
Aumento vertiginoso dei costi di riscaldamento
Rilevazione periodica del CTCU: aumenti oltre il 60%
La rilevazione annuale del CTCU sul costo dei combustibili per riscaldamento mostra aumenti rilevanti che superano il 66%. Chi non pensa a risparmiare dovrà dar fondo ai propri risparmi in occasione delle prossime bollette.
Soprattutto per i combustibili fossili, da ottobre 2020 sono stati registrati massicci aumenti dei prezzi. A ottobre del 2020, un metro cubo di gas naturale costava 0,678 euro. Ora è aumentato del 66% e costa 1.124 euro (per quantità di 1.500 m3). Anche per il gasolio da riscaldamento si è registrato un aumento di prezzo del 38%. Mentre nel caso del GPL l‘aumento è del 17%. I prezzi del combustibile derivato da energie rinnovabili come pellet, legna e minuzzoli sono rimasti, invece, pressoché invariati.
Seguendo i consigli del CTCU (https://www.consumer.bz.it/it/laumento-vertiginoso-dei-costi-di-riscaldamento) si può risparmiare sui costi del riscaldamento. Un altro modo per cercare di ridurre i costi è quello di valutare un cambio del fornitore: le singole offerte possono essere richieste direttamente ai fornitori o sul portale di confronto prezzi di ARERA (www.ilportaleofferte.it). Una piccola guida su come cambiare il proprio fornitore di elettricità e gas è disponibile anche sul sito web del CTCU, che mette anche a disposizione un apposito servizio di consulenza.
Bit-cosa?
Il CTCU informa: tutto quello che c’è da sapere sui bitcoin e sulle criptomonete
In poche settimane, il corso del bitcoin può subire forti fluttuazioni. Mentre a inizio settembre il prezzo era ancora sopra i 44.000 euro, tre settimane dopo era invece in bilico a 36.000 euro, con una perdita di 8.000 euro e segnando un calo di oltre 18%. Gli analisti suppongono che per questo calo sostanziale ci siano varie ragioni: spinte normative da parte delle autorità americane, e similmente anche in Europa, l'impatto negativo sul consumo energetico (secondo l'Università di Cambridge, il bitcoin consuma attualmente circa 101 TWh all'anno, che è appena al di sotto del consumo annuo dei Paesi Bassi).
"Queste fluttuazioni di prezzo mostrano chiaramente che il bitcoin dovrebbe essere etichettato come investimento "altamente speculativo", spiega la direttrice del CTCU Gunde Bauhofer. "Si può investire il proprio denaro in bitcoin solo se si può far fronte al fatto che il denaro può evaporare praticamente da un giorno all'altro.
Il CTCU ha riassunto le informazioni più importanti sui bitcoin in un breve foglio informativo, che è disponibile online su https://www.consumer.bz.it/it/bitcoin-co-cosa-ce-da-sapere-sulle-cripto-monete e presso le sue sedi.
Recesso da un acquisto online: è possibile anche prima della consegna della merce?
La signora L. aveva comprato online un tavolo e quattro sedie, pagando l’acquisto con carta di credito. I mobili dovevano essere pronti per il ritiro una settimana dopo, al punto di raccolta di Merano. Tuttavia in quel luogo non vi era traccia dei mobili. La signora L. ha contattato più volte l'azienda, che però non ha saputo fornire indicazioni sulla consegna della merce. Infastidita, la signora L. si è avvalsa del suo diritto di esercitare il cd recesso dall’acquisto online effettuato e ha richiesto il rimborso della somma pagata.
Il negozio di mobili non ha voluto, tuttavia, accettare il recesso con la motivazione che poteva essere fatto solo entro 14 giorni dalla consegna della merce, e in nessun caso prima della consegna. La signora L. si è rivolta al CTCU, che ha inviato un reclamo al negozio di mobili argomentando nel seguente modo: la legge prevede effettivamente un "recesso dalla consegna" della merce, ma l'intenzione del legislatore è quella di offrire ai clienti la possibilità di recedere dai contratti. Inoltre l'annullamento del contratto, sempre secondo il Codice del consumo, è l'ultimo meccanismo di protezione in caso di ritardo nella consegna.
Tre giorni dopo l’intervento dei consulenti del CTCU, la signora L. ha finalmente ottenuto il rimborso della somma pagata.