Azioni di banche popolari e casse di risparmio: importante sentenza del Tribunale di Teramo per gli azionisti di una banca

La Tercas è stata condannata a restituire tutti i risparmi investiti da 4 risparmiatori


Qualche giorno fa, il Tribunale di Teramo ha emesso un'interessante sentenza in tema di acquisto di azioni proprie di una banca. La sentenza è favorevole a quattro risparmiatori che avevano investito ancora nel 2006 i loro risparmi - quasi 200.000 euro - in azioni  della Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas), passata nel 2014 a Banca Popolare di Bari. I risparmiatori sono stati difesi dall’Avv. Prof. Massimo Cerniglia, che collabora anche con il Centro Tutela Consumatori Utenti e sta assistendo anche risparmiatori dell'Alto Adige, impegnati in azioni legali contro banche locali.

Nella causa davanti al Tribunale di Teramo, avviata 3 anni fa, i risparmiatori avevano denunciato il comportamento non corretto e non trasparente della Banca, che aveva venduto loro propri titoli azionari in occasione di un aumento di capitale, avvenuto ancora nel 2006.

Si tratta di una delle prime sentenze di tribunali di merito italiani su cosiddetti “titoli illiquidi” (azioni bancarie non quotate) e cioè su strumenti finanziari particolarmente rischiosi in quanto non quotati in Borsa.


Per quanto riguarda gli aspetti di interesse della vicenda, il Tribunale abruzzese ha affermato, in particolare,  che:

  • gli obblighi informativi in merito alla vendita di prodotti finanziari di questo tipo non possono essere ricavati solamente dai voluminosi prospetti informativi (circa 200 pagine) asseritamente consegnati all’atto dell’acquisto dei titoli stessi, ma devono essere forniti anche oralmente, sempre all’atto dell’acquisto stesso e ciò in ossequio alla normativa specifica (regolamenti Consob);
  • la Banca non ha informato che le azioni erano vendute fuori dai cd. mercati regolamentati;
  • la Banca non ha fornito prova, come era suo onere, di aver dato un'informativa specifica, completa, corretta, diligente e trasparente, né tanto meno di aver assicurato che i clienti avessero tutti gli elementi necessari per assumere una scelta di investimento consapevole, libera ed autodeterminante, obiettivo primario della normativa di tutela nel settore degli investimenti finanziari;
  • la Banca non ha provato di aver dato una informativa chiara e trasparente per cui le negoziazioni erano inadeguate per tipologia ed oggetto, limitandosi ad apporre dizioni oscure e non trasparenti e comunque clausole di stile tra l’altro prive di specifiche sottoscrizioni.


In breve, la condotta complessivamente tenuta dalla Banca nella caso in esame è contraria a quanto stabilito dall’art.29 del Regolamento Consob del 1998, non avendo la banca provato di aver adottato la particolare diligenza, correttezza  e completezza di informativa ed autorizzazione richiesta dalla legge e dalla unanime giurisprudenza.

La banca in conclusione è stata condannata a restituire tutte le somme impiegate per l’acquisto dei titoli oltre rivalutazione ed interessi dal 2006 ed oltre alle spese legali.

Secondo Walther Andreaus, Direttore del CTCU e l'Avv. Prof. Cerniglia “La sentenza del tribunale di Teramo è molto interessante e costituisce senz'altro un valido precedente per tutti coloro che hanno comprato a suo tempo le azioni di questa Banca. I principi affermati dalla sentenza possono però costituire anche un precedente interessante per coloro che hanno acquistato a suo tempo azioni anche da alcune, note banche locali e ci danno fiducia per le azioni intraprese e quelle che potrebbero essere ancora avviate localmente”.

 

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